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MATROGNA LA MATRIGNA

C'era una volta la Regina Matrogna che regnava e rognava. Si perché lei odiava i bambini e il re, di primo letto, ne aveva avuti ben tre! "Sarà per questo che la Regina è morta!" pensava. Era bellissima. Aveva affascinato il Re Vedovo senza amarlo. Del resto la mia bellezza merita di certo un re! Questo aveva appreso e si ripeteva fin da piccola. Così tutti le dicevano e così lei fece. Il Re aveva molti anni più di lei e alla sua morte Matrogna temeva che i tre figli Primo, Mediano e Ultimo, la cacciassero dal Regno. Lei non era di sangue reale e neppure loro madre. Inoltre non era riuscita a entrare nei loro cuori, invidiosa com'era del lusso di quelle infanzie, molto diverse dalla sua. Ai fratelli maggiori, dal canto loro, lei non era mai piaciuta con quel suo fare sdolcinato e i suoi ammiccamenti al Re. Tanto più che la sospettavano per la morte della madre della quale Matrogna era la favorita. Non lo era certo per la sua bellezza, quella semmai interessava al Re, bensì per la sua scaltrezza, per i suoi modi gentili e per quel suo apparire nobile d'animo. Così, morto il Re, Matrogna tramò con Stregone Malefico, un vecchio Mago scacciato da corte tempo addietro. I due, con una magia, crearono un esercito di MicroFolletti che infestarono non solo quel Regno, ma pure quelli vicini. Moltissimi si ammalarono. Il Borgo fortificato fu sottoposto a coprifuoco giornaliero. Per questo, al confine più lontano del Regno, dal rimpallo di accuse sul chi fosse stato l’untore, si passò presto alle armi. Primo e Mediano partirono subito. Lungo la strada imposero il coprifuoco giornaliero a tutti i sudditi. Ultimo era troppo giovane per la guerra, così i suoi fratelli gli dissero di sorvegliare la Regina Vedova, perché temevano che stesse tramando qualcosa. Gli diedero tre noci magiche che avevano ricevuto dal padre a loro volta; in caso di bisogno avrebbe dovuto aprirle per averne l’aiuto necessario. Gli diedero anche un coltello speciale; se si fosse arrugginito avrebbe significato che loro erano morti. Ultimo doveva inviar loro dei messaggi per dar conto delle mosse della Regina Vedova. A dir la verità, Ultimo non pensava poi così male di Matrogna; in fondo, era l'unica “mamma” che aveva avuto, perché era troppo piccolo quando la sua morì... e poi era così bella! Primo partì con la cavalleria e Mediano coi fanti. Il confine più lontano separava il Regno dalle terre dei Giganti e dei Nani. Dunque il conflitto era con loro. I due fratelli, prima di combattere, volevano negoziare per capire come si fosse arrivati alla guerra, mai e poi mai avrebbero potuto immaginare cosa li attendeva.

Matrogna riportò Stregone Malefico al Castello, perché voleva il Dominantomnibus, lo specchio per vedere e dominare tutte le cose. Dopo un Re Vedovo, la sua bellezza meritava di certo un mondo! Lo stregone, con un sortilegio, evocò le potenze di Dallaltrapartedellaltromondo. Da lì riemersero i GigantOrchi, spietati distruttori del Tutto, dove erano stati ricacciati dopo l’Ultima Guerra, da un MaeghIncanto di SignoSognarello, Gran Mago di corte, che diede la vita per compiere quell’impresa. I GigantOrchi si limitavano a scorrerie nelle terre di confine, ma stavano preparando l’invasione del Regno. Matrogna li avrebbe tenuti ai propri ordini per imporsi su chiunque le si opponesse, specie chi era rimasto fedele alla Regina Madre, primi fra tutti i propri figliastri. Questo pensava lei. Lo Stregone Malefico, dal canto suo, aveva pensato lo stesso, soltanto che aveva incluso pure Matrogna tra coloro da sottomettere. Il ritorno dei GigantOrchi aveva costretto Nani e Giganti ad allearsi, ma resistevano a fatica. I MicroFollettiInfestatori letali per loro non nuocevano ai distruttori. Inoltre non contavano sull’aiuto da un Regno senza ancora un Re.

Ultimo, ignaro di tutto, inviò un messaggio ai fratelli per informarli del ritorno a corte di Stregone Malefico. Questi però se ne accorse e intercettò il messaggero trasformandosi in usignolo. Il cavaliere si fermò per ascoltarne il canto e subito cadde addormentato. Stregone Malefico sostituì il messaggio con un altro che diceva: “Tutto procede come sempre. I sudditi sono fiduciosi sull’esito della guerra.” Poi si mutò in corvo gracidante e svegliò il messaggero, il quale riprese la strada non ricordando perché mai si fosse fermato. I fratelli risposero informando Ultimo che i GigantOrchi erano tornati e che stavano organizzando la resistenza assieme a Giganti e Nani. Di ritorno il messaggero venne nuovamente intercettato da Stregone Malefico che replicò la sostituzione. Perciò Ultimo lesse che la guerra contro Giganti e Nani si metteva male, perciò doveva riferire a Matrogna di preparare il Borgo all’assedio. Ultimo estrasse il coltello datogli dai fratelli che luccicò esattamente come quando lo aveva ricevuto. Si insospettì, ma lo stesso andò a riferire il messaggio alla Regina Vedova. Lei non ne parve sorpresa e iniziò a impartire ordini a destra e a manca, insospettendo ulteriormente Ultimo.

“E tu figlio mio vai subito dal Comandante della Guardia, lui ti proteggerà.”

“Madre sono grande abbastanza per difendermi da solo. Vorrei star qui per proteggere te.”

“A me non serve protezione. Devo pensare al Mio Regno, ai miei sudditi e non posso preoccuparmi anche di te.” Matrogna represse un abbozzo di sorriso compiaciuto.

”Ma madre…” tentò di replicare Ultimo.

“Vai! Te lo ordina la tua Regina!”

Ultimo ubbidì stizzito. Gli Araldi percorsero tutte le vie del Borgo e cavalcarono tutte le vie del Regno, leggendo il bando della Regina:

”Udite! Per ordine della vostra Regina Matrogna alla popolazione tutta si comanda di stare in casa e barricarsi. Il nemico sta per arrivare!”

Il panico invase il Regno prima del nemico. In strada c’erano solo guardie che vigilavano affinché la popolazione rispettasse il coprifuoco giornaliero. Ultimo stava col Comandante della Guardia quando vide Stregone Malefico pietrificare un trasgressore e portargli via la sacchetta di monete dalla cintura. Fu allora che si decise. Prese la prima noce e l’aprì. Fu come se qualcosa si fosse impossessato dei suoi pensieri. Era lo spirito di SignoSognarello che gli fece intuire che i GigantOrchi erano tornati e gli fece desiderare il consiglio di GufoSaggio a Bosco Incantato. E là andò.

“Solo ora vieni da me? Che cosa aspettavi?”

Al fronte intanto, l’Alleanza si era allargata, grazie a Mediano che era riuscito a convincere gli Orchi; così, non solo resisteva, ma passava al contrattacco! Le diversità delle potenze unite dall’Alleanza la facevano capace di prevedere e reagire, come per magia, a ogni mossa dei GigantOrchi, impedendogli di avanzare.

Finito di canzonare Ultimo “Principe Ingenuo”, GufoSaggio sentenziò:

“Qui sei al sicuro. Bosco Incantato ti protegge e se hai Puro Cuore realizzerà anche i tuoi desideri.”

Ultimo raccontò tutto a GufoSaggio che disse:

”La gente non farà nulla; ha troppa paura. Evoca ManDragorà, lui può sconfiggere i GigantOrchi una volta per tutte… ma sappi che non sarà gratis.”

Ultimo aprì la seconda noce e inviò tutti suoi pensieri ai fratelli che tornarono al Castello immediatamente. Per le vie del Borgo fortificato non c’era nessuno; tutti rinchiusi nelle proprie case barricate, non sapevano se temere di più i MicroFolletti o il nemico. Giunti al ponte levatoio del Castello, i due Principi ebbero un’altra sorpresa: la Guardia non solo non lo abbassò, accusandoli di voler contagiare la Regina Vedova coi MicroFolletti, ma disse loro di andarsene se avevano cara la vita! Il nuovo più ampio potere datogli da Matrogna aveva avuto l’effetto da lei sperato. Ora che Primo e Mediano non erano più al fronte Stregone Mafico, con la magia, poteva trasportare i GigantOrchi al Castello.

Ultimo usò la terza noce, come suggerito da GufoSaggio, per evocare ManDragorà, il quale disse che sì, avrebbe eliminato per sempre i GigantOrchi e che sì, non sarebbe stato gratis.

“Tutto ciò ti costerà solo… la vita! Sei disposto a pagarmi o giovane Principe?” Domandò ManDragorà. Ultimo si rivolse a GufoSaggio:

“Oh gran Gufo della notte dei tempi, tu che da sempre esisti, dimmi cosa devo fare?”

Al Castello infuriava la battaglia; la Guardia stentava a tenere il Borgo, mentre Primo e Mediano colpivano i GigantOrchi alle spalle. Anche la popolazione non ammalata non si mosse, continuò a rimanere segregata fra le mura domestiche per timore del coprifuoco giornaliero e dei MicoFolletti, fino a quando Matrogna e la magia di Stregone Malefico, abbassarono il ponte levatoio del Borgo Fortificato.

Solo allora, con i GigantOrchi fra le mura, cominciò il fuggi fuggi generale.

Giganti, Nani, umani e Orchi tardavano a colmare la distanza che l’incanto di Stregone Melefico aveva frapposto tra loro e i GigantOrchi. Perciò Primo e Mediano, da soli, tentarono un’ultima disperata, quanto inutile, sortita. In quel momento il coltello che i due fratelli maggiori gli avevano dato cominciò a vibrare nella bisaccia di Ultimo.

“Oh mio giovane Principe, è vero quel che tu dici, ma umano io non sono… per cui non so cosa tu debba fare, ma io ti domando che cosa vuoi fare tu? Per te cosa è giusto fare, se vuoi essere giusto? Cosa è saggio fare, se vuoi essere saggio? Cosa è meglio e per chi, se vuoi aiutare? E soprattutto sei disposto a morire tu, così giovane, per una ragione che nessuno conoscerà, né ti riconoscerà mai?” Rispose GufoSaggio.

Ultimo era assorto nella ricerca di risposte a tutte quelle domande, mentre estraeva istintivamente il coltello dalla bisaccia e dolorosamente vide segni di ruggine… Si riebbe immediatamente; sapeva cosa voleva fare o forse, meglio, fu la decisione stessa a rianimarlo. ManDragorà comparve; ora pure lui sapeva che fare.

Il Castello cedette e la Guardia si disperse. Primo e Mediano furono incatenati, alla mercé dei vincitori, nelle segrete sotterranee. La popolazione terrorizzata cercava nascondigli in ogni dove, continuando a non capire bene cosa stesse succedendo.

Nani, Giganti, umani e Orchi giunsero troppo tardi e non poterono fare altro che stringere un altro assedio al Borgo.

Nella Foresta Incantata Ultimo si spense dolcemente, sorridendo, come se stesse per addormentarsi. Mandragola lo centrò con uno sbuffo di fuoco e il corpo si trasformò in uno sciame di variopinte farfalle. I lepidotteri si disposero in formazione d’attacco per dar la caccia ai GigantOrchi e si diressero al Castello. GufoSaggio e ManDragorà li seguirono con lo sguardo e un compiaciuto sorrisetto, per quanto fosse loro consentito da un becco ricurvo e da fauci infiammabili ancora fumanti…

Matrogna era faccia a faccia, o meglio quel che ne rimaneva, con Primo e Mediano, malconci per le cure dei GigantOrchi. Malgrado ciò la rabbia riuscì a far urlare i due Principi in faccia alla Regina Vedova:

“Perché? Perché? Perchéééé?”

“Sapere i perché non ha mai addolcito la morte di nessuno e non lo farebbe, di certo, nemmeno con la vostra. Non ci avete protetto dai MicroFolletti, né dai GigantOrchi; per questo morirete e io avrò tutto il potere sul Regno. Alla popolazione non importa CHI li sottomette, ma COME li sottomette; sempre tiranni sono e io non sarò da meno! La mia bellezza varrà pure un regno! Volevo congedarmi da voi prima della vostra esecuzione; in fondo sono sempre la vostra matrigna!” La risata malefica che accompagnò la sua uscita rimbombò a lungo per i cunicoli delle segrete, mentre i due prigionieri replicarono:

”Ah sì? E come sai che Stregone Malefico non voglia la stessa cosa? Come farai a farti ubbidire a lungo dai GigantOrchi? Ai MicroFolletti non pensi, eh, strega maledetta? Che ti possano risparmiare la vita affinché tu possa conoscere lo strazio del corpo.”

All’esterno, Nani, Giganti, umani e Orchi combattevano duramente per entrare nel Borgo, con poche speranze per la verità… All’improvviso tutti si bloccarono e si girarono di scatto, quasi contemporaneamente. La battaglia tacque. All’orizzonte una nube nera si avvicinava velocissimamente. Lo stormo di farfalle in cui ManDragorà aveva trasformato il cadavere di Ultimo era in arrivo. I combattenti attoniti sembravano incantati. Dentro il Borgo pure i GigantOrchi si erano paralizzati. Quel silenzio, come tutta quella la situazione del resto, era surreale. Poi la nube sparì improvvisamente, o meglio si disperse. Le farfalle singole non erano visibili. Dopo qualche istante i combattimenti ripresero e le farfalle attaccarono.

L’obiettivo erano le orecchie dei GigantOrchi in cui sganciare le bombe: MicroFollettiKiller! Il microscopico e virulento vermetto, penetrando il corpaccione del disgraziato l’avrebbe polverizzato, a prova di stregonerie. Così fu. I GigantOrchi, senza accorgersene, iniziarono a decomporsi dall’interno, uno dopo l’altro. Pian piano la battaglia andò in dissolvenza.

Gli Alleati fecero breccia nel forte e ai loro occhi apparve una scena incredibile. Armi e armature giacevano, abbattute al suolo, su enormi cumuli di terra e fango. Gli Alleati vagarono straniti fra le valli formate da quei singolari cadaveri, inseguiti da cerusici, sciamani, guaritori e apprendisti tali, in cerca di qualcuno da curare. La popolazione si affacciò dai nascondigli confusa, oltre che spaventata: prima i MicroFolletti, poi Giganti e Nani, quindi i GigantOrchi e ora pure gli Orchi! Di GigantOrchi non c’era più ombra, se non le loro dotazioni, ma quell’Alleanza a loro non sembrava così chiaramente una garanzia di sicurezza.

“Tutti qui? Di certo ci appesteranno coi MicroFolletti” pensava la gente che invece di festeggiare la cacciata dei GigantOrchi, corse nuovamente ad asserragliarsi nelle proprie case più spaventati di prima.

Il Capitano degli umani si diresse alle segrete per cercare i Principi Comandanti. Là li trovò e con loro Matrogna. Stregone Malefico si dileguò magicamente e opportunamente, dopo aver arraffato dal Castello tutto quello che riusciva a portar via, con o senza magia. Con lui sparì pure l’ambizione della Regina Vedova di avere il Dominantomnibus. Così lei ora era là, per zittire Primo e Mediano fingendo di curarli, mentre cercava di sedurre il Capitano e salvare la pelle. I Principi erano più di là che di qua. A Matrogna non parve vero di aver ancora una possibilità; si era strappata e sporcata la veste, graffiata il viso e ferita braccia e polsi come fosse stata incatenata, e se la giocò.

“Per fortuna siete qui! Appena in tempo! Sono ancora vivi! Fate venire il Cerusico di corte, lui saprà cosa fare. Sappiate che ho rischiato la vita per salvare i miei figli! Stregone Malefico ha incantato la Guardia e i GigantOrchi contro di me e il popolo… figuriamoci! Devo andare via, la gente qui mi odia, mi ha sempre ritenuta responsabile della morte di Regina Madre; ora coi Principi così e il Castello pieno di Giganti, Nani e Orchi, non so che mi potrebbe succedere… aiutatemi, non ve lo ordino, ma vi imploro…”

Il tono di quella scena era macabro e affascinante, ma soprattutto risultò efficace.

I lepidotteri superstiti, reduci dall’annientamento dei GigantOrchi, erano tornati a Bosco Incantato; ad aspettarli c’erano GufoSaggio e ManDragorà. Una volta atterrate, le farfalle ricomposero il cadavere di Ultimo in attesa che qualcun altro gli ridesse vita. Il capo stormo si accertò del Giusto Rimembramento poi tornò, sola, al Castello, canticchiando il suo nome: Farfallallallallà.

“Tu sai che fare.” Disse ManDragorà a GufoSaggio prima di congedarsi. Sì, lui sapeva che fare adesso; poteva solo vegliare quel corpo in attesa del Giusto Risveglio. Poi lo avrebbe assistito per evitare inconvenienti. Il vecchio gufo non aveva i problemi di tempo e di età di Ultimo e si mise ad aspettare l’arrivo di un “cuore malvagio pentito”. Era quel che serviva affinché il giovane Principe rinascesse sapientemente a nuova vita nel Giusto Risveglio.

Nelle vie del Borgo regnava un silenzio dondolante tra angoscia e bisbiglio. Giganti, Nani, Orchi e Umani, guerrieri increduli, vagavano tra cumuli e armi abbandonate, inseguendo ciò che non avrebbero mai potuto capire, né tantomeno credere. Su di loro indagavano gli sguardi impauriti di gente barricata nella propria umile tana, in cerca di verità che nessuno sarebbe mai riuscito a fargli accettare.

Matrogna, scortata dal Capitano di cui si era ingraziata le attenzioni, si fece largo in quella

folla di erranti. Lasciati Primo e Mediano alle cure del Cerusico, la Regina Vedova andò al ponte levatoio. Vide, sangue, feriti e cadaveri; vide guerrieri malati e affranti; vide i celati sguardi di un popolo resosi invisibile. Soprattutto vide l’odio che accomunava tutta questa gente, così diversa fra loro, per cercare il colpevole, che Matrogna sapeva essere lei. Rallentò sovra pensiero, tanto che il Capitano la sollecitò:” Vostra maestà ha curato i suoi timori, dunque?”

Fu proprio quando una parvenza di rimorso si stava insinuando nella testa della Regina Vedova che Farfallallallallà le si posò sulla spalla.

“Come sopporta, tal bellezza, fardelli sì pesanti?” sussurrò.

La Regina Vedova non poteva sentire, ma la sua Fata Interiore sì, e a lei Farfallallallallà si rivolse. Matrogna si arrestò di colpo e si girò verso il Capitano:

“Capitano, io…. io….” disse.

“…sii…?” Sbuffò il Capitano, mentre Farfallallallallà stava continuando:

“So che vorresti sparire, consegnarti e confessare, o morire forse, per non pensare mai più a ciò che vedi. Beh, sarebbe meno degno e più dannoso di quanto tu non abbia già fatto, se prima non poni rimedio!”

“Capitano, io…. io….” continuò Matrogna “ le devo confessare che…”

“Cosa?” sollecitò il Capitano.

“No, non farlo! Ti dirò io come puoi ancora rimediare!” urlò Farfallallallallà che fu costretta, suo malgrado, a sganciare la sua bomba nel timpano della Regina Vedova.

Questa, però, non era né un MicroFollettoKiller, né un MicroFollettoInfestatore, bensì era un MicroFollettoPersuasore che si insinuò nei pensieri di Matrogna e se ne impossessò bypassandone la Fata Interiore.

“Capitano devo confessarle che io so dove si trova Ultimo. Devo raggiungerlo e salvarlo!”

“Davvero? E dove sarebbe?”

“Nel Bosco Incantato da GufoSaggio.”

“Bene. Vi ho scortata fin qui incolume, perché giurai alla vostra corona e non certo perché abbia creduto alle vostre fandonie da strega traditrice. Non vi accompagnerò in quel luogo di magie per miscredenti. Siete stata fortunata Ex Vostra Altezza; adesso sparite!”

Rimasta sola e spaventata Matrogna non si scoraggiò; infondo era ancora viva e poteva rimediare, se solo avesse saputo dove fosse il Bosco Incantato e come arrivarci presto. Vagò a lungo nella foresta senza mangiare, né dormire. Consumò scarpe e abiti. Cadde, stremata e disperata ai piedi di un albero. Pianse a lungo. Sopra di lei, da un nido, alcuni cuccioli di corvo le facevano eco. Quand’ecco che un falco, avvistatolo, si buttò in picchiata. Matrogna alzò il capo proprio in quel momento; in un attimo realizzò ciò che stava per succedere; senza pensare, scalò l’albero e si oppose al falco, costringendolo a virare e ad andarsene. Giunse madre Corva che, mentre accorreva, aveva visto tutto. Non ringraziò; imboccò i piccoli e poi le disse:

“Se mai tu hai sbagliato

poi hai pure rimediato

il perdon non è la cura

bensì la tua azion futura.

​

Ti sono debitrice. Chiedi e io ti esaudirò.”

“Devo correre da GufoSaggio di Bosco Incantato. Sai dirmi dov’è?”

“Certo e ti ci porterò!” E così fece.

Dinnanzi al vecchio gufo Matrogna non sapeva che dire.

“Non pensare a come scusarti, non serve. Ciò che devi fare è quello che io ti sto per dire. Vai, corri alla FataFonte e riempi queste due ampolle; una allo zampillo dell’Acqua della Vita e una a quello dell’Acqua della Morte. Poi alzale al cielo e canta il verbo del Saggio:

​

“Se mai tu hai sbagliato

poi hai pure rimediato

il perdon non è la cura

bensì la tua azion futura.

​

Stai molto attenta a non sbagliare zampilli però, o sarà tutto inutile!”

“Lo farò di certo! Dove si trova questa FataFonte?”

“Lo devi scoprire da sola. Se il tuo cuore è veramente pentito ti ci guiderà. È rischioso, ma non far caso a ciò che ti dirà la mente… ascolta la pancia! Lei ti salverà. Ora vai.”

Matrogna cominciò a correre dove la spingeva il suo corpo. Presto raggiunse la fonte e mentre decideva a quali zampilli riempire le ampolle, le comparve un Re a cavallo.

“Ave a te! O mia bellissima Regina Vedova, sono il Re del Mondo e cerco una degna sposa per la mia altezza. So che tu lo desideri, perciò lascia le ampolle e seguimi.”

Sorpresa, ma irremovibile, Matrogna non rispose; questo è uno dei rischi, pensò. Riempii le ampolle di Acqua della Vita a destra e di Acqua della Morte a sinistra, poi cantò:

​

“Se mai tu hai sbagliato

poi hai pure rimediato

il perdon non è la cura

bensì la tua azion futura.”

​

Si accinse al ritorno, ma il Re, imbizzarrito, si ritrasformò in Stregone Malefico.

“Cosa credi di ottenere? Dopo tutto quello che hai fatto, pensi che ti perdoneranno? Illusa! Vieni con me; ti darò il Dominantomnibus in cui ti specchierai come Regina del Mondo!”

Matrogna non rispose neppure stavolta; partì decisa e passò attraverso a quell’apparizione che svanì all’istante, portando con sé, però, anche la bellezza della Regina Vedova. Di colpo Matrogna diventò una vecchia; tutti i MicroFollettiInfestatori, che aveva creato e liberato nel mondo, le erano tornati indietro. Non se ne curò e riprese a correre, coi limiti che le nuove gambe le imponevano. Arrivò che le sembrava di morire, ma GufoSaggio la esortò:

“Alla buon’ora! Svelta, non è ancora finita! Vedo che hai superato qualche difficoltà… bene…brava! Ora termina la tua opera se vuoi che tutto abbia senso. Lava il corpo di Ultimo prima con l’Acqua della Morte, sfregalo bene e poi asciugalo.”

Matrogna così fece senza fermarsi. Il cadavere si trasformò in un corpo addormentato.

“Fai lo stesso con l’Acqua della Vita e poi ricordati il Canto del Saggio!”

Man mano che il rito procedeva, Ultimo dava segni di risveglio. Alla fine Matrogna intonò:

​

“Se mai tu hai sbagliato

poi hai pure rimediato

il perdon non è la cura

bensì la tua azion futura.

​

L’ex morto respirava, ma gli occhi rimasero chiusi. Lo stesso GufoSaggio ne fu sorpreso, mentre Matrogna lo fissò interdetta.

“Se ciò non è bastato, solo il bacio di un cuore pentito può svegliarlo… ma attenta a dove lo bacerai, perché se sbagli resterà così per sempre!”

La “vecchia” Matrogna, senza pensarci, baciò Ultimo sulla guancia destra e lui si risvegliò!

“Madre! Come siete arrivata fin qui… viva! Ne sono lieto. Come è andata al Castello?”

Matrogna gli raccontò tutto, mentre Ultimo fissava quella “vecchia” senza dire nulla.

“Allora dobbiamo tornare di corsa al Castello con le “Acque” rimaste per salvare Primo e Mediano!”

“Meglio che io non tornì laggiù…”

“Solo tu puoi fare ciò che il giovane Principe dice!” Intervenne GufoSaggio.

Matrogna partì senza pensare alle conseguenze. La cosa più importante per lei adesso era rimediare quanto possibile.

Quando arrivarono la gente era per strada festante. Malattia, coprifuoco e guerra, di cui sapevano assai poco, era finite. Nessuno riconobbe Matrogna che sfilò per le vie del Borgo, tra curiosi, maldicenti ed esaltati. Lei e Ultimo raggiunsero la Sala del Cerusico dove erano ricoverati i due Principi maggiori. Con loro il Capitano che, riconosciuta la Regina Vedova tentò di fermarla, ma venne fermato a sua volta da Ultimo. Primo e Mediano non erano ancora morti. Matrogna eseguì il rito dell’Acqua della Morte. I due Principi sbiancarono e prima che il Capitano, lottando, scansasse Ultimo e la colpisse con la spada, Matrogna iniziò il rito dell’Acqua della Vita che ridiede subito colore e respiro a Primo e a Mediano, così il Capitano si fermò.

Ultimo assistette sbalordito a Matrogna che baciava sulla guancia destra i due fratelli che si risvegliarono. Entrò di corsa il Cerusico gridando mentre il capitano diceva:

“Ben tornati Vostre Altezze!”

“Capitano! Capitano! Il Principino è tornato! La gente è uscita! Sono tutti guariti! Proprio tutti! I MicroFollettiInfestatori se ne sono andati!” Rallentò progressivamente man mano che si rendeva conto del risveglio di Primo e Mediano. I tre fratelli, finalmente, si poterono riabbracciare, mentre il Capitano arrestò Matrogna che non oppose alcuna resistenza.

Il patibolo era circondato da una piazza gremita e silenziosa. Una vecchia inginocchiata aveva la testa incappucciata piegata sul ceppo ai piedi del boia che aspettava il segnale. Nessuno aveva il coraggio di cominciare. Il Capitano non leggeva la sentenza e Re Primo non lo sollecitò. Il comandante dell’esercito Mediano era imbarazzato e il Capitano della Guardia Ultimo, addirittura, piangeva. La folla non protestava. Tutti sembravano aspettare che accadesse qualcosa… di diverso ma senza che nessuno dicesse niente.

Dal cappuccio si levò un canto che spezzò quel bloccato silenzio:

​

“Se mai tu hai sbagliato

poi hai pure rimediato

il perdon non è la cura

bensì la tua azion futura.”

 

Dal cielo piovve una voce bobulante che ripeteva in rapida picchiata:

“...e i saggi si manifestarono in un'epifania di solidarietà...e pure quelli che per loro natura erano inclini alla violenza si piegarono a migliori arti.”

GufoSaggio planò fino ad arrestarsi dinnanzi al palco dov’erano Primo, Mediano e Ultimo continuando a bubolare il suo canonizzante:

“...e i saggi si manifestarono in un'epifania di solidarietà...e pure quelli che per loro natura erano inclini alla violenza si piegarono a migliori arti.”

Poi artigliò dal ceppo l’incappucciata e volò via con lei. La piazza li seguì con lo sguardo, fino a che non scomparvero. Tutti rimasero a naso in su per parecchio tempo, continuando a fingere di vederli ancora e forse sono ancora là così!

​

Ogni fiaba che s’addice

Mai ha una sol cornice

Così è pure per questa

la parola resta onesta

tanto che non si sa se si può dire

se felice e contento è il divenire.

 

Massimo Carisi

​

 

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