top of page

MATRIGNA

ANTIEROE

MATRIGNA : è la parte narcisista, egocentrica, disillusa, cinica e spietata, che mette se stessa davanti a tutto, non si cura degli altri, quindi è anche una parte emancipativa che spinge a crescere e a farcela da soli

 

ANTI-EROE : rappresenta la paura, la diffidenza, l'insicurezza, l'invidia e la gelosia; si sente una vittima e lotta con tutti; è rivendicativo e opportunista anche illecitamente

​

 

Quando arriva una matrigna, per gli eroi e le eroine di solito son guai. È l’elemento estraneo che introduce squilibrio nella famiglia, che vede nella restante parentela una minaccia o, meglio, manodopera a basso costo. Il loro mestiere principale è circuire un padre vedovo e bietolone, aspettare che muoia o ridurlo ad ebete grazie alla determinazione e…beh, altri elementi rappresentati nella carta di Francesco Cornacchia, e poi diventare sovrane dispotiche. Verso la prole pregressa non nutrono nessun affetto e, anzi, su figliastre e figliastri sfogano le frustrazioni. La matrigna di Biancaneve chiede addirittura di strapparle il cuore, ma per fortuna ha scarsa dimestichezza con l’anatomia e, quando ne riceve uno di cerbiatto, pensa che l’azione sia stata compiuta. Talvolta posseggono progenie propria e con questa rivelano un lato materno affettuoso, se pur isterico. L’eccesso di ambizione per i propri eredi le spinge a preferire il sacrificio dei figli al fallimento, che comunque la maggior parte delle volte arriva comunque.

L’antieroe invece sta diventando la miglior rivelazione del XXI secolo. Hollywood ne ha capito il potenziale: è un eroe, ma è anticonvenzionale. Identificarsi in un antieroe soddisfa l’egocentrismo, il bisogno di ribellione al sssistema, l’individualismo proprio della civiltà del consumo: insomma puoi vivere un’avventura ordinaria ma sentirti comunque un originale. Se gli antieroe hanno iniziato ad emergere piano piano nei film, sono esplosi poi nei telefilm. Può essere affiancato ad un eroe vero, che ne risalta ancora di più i lati negativi, o può diventare l’assoluto protagonista. E lì, scattano nove stagioni da venti puntate ognuna. Scartabellando tra la narrativa popolare, un antieroe tradizionale è il siciliano (ma che si ritrova in molte storie arabe con nome assonante) Giufà. Sciocco, egoista e pasticcione, rappresenta la contrapposizione tra oppressi e oppressori, con beffe spesso amare.

CONSIGLI DI LETTURA

​

 

Per come il nostro artista ha rappresentato la Matrigna e l’antieroe, ci sono dei consigli di lettura che non sono appropriati per un progetto pubblicizzato su facebook. Le nostre ispirazioni hanno come tema il rapimento, ma quando al rapito piace essere legato l’intreccio narrativo della prigionia perde un po’ di verve, riacquistandola in altri sensi che qui non ci interessano. La lettura che vi consiglio oggi riguarda una storia che coinvolge una delle più celebri matrigne e che lascia grande spazio all’antieroe: Cenerentola.

Lo so, vi sembra strano. Ma che ci incastra l’antieroe con la principessa più tenera della storia, che educa le bambine a fare le sguattere, obbedire, subire, parlare coi ratti (ma si tranquilla, che la peste è solo una fiaba) tenendo sempre la testa bassa? Questo modello educativo di donna casa e schiavitù che verrà ricompensata con una scalata sociale al rango più alto di moglie?

Non vi parlerò di questa Cenerentola, bensì della sua versione verace e napoletana del Seicento, così come viene raccontata ne Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile. Questa raccolta di fiabe è divisa in giornate a modello Decameron, interessante tra l’altro la cornice narrativa che crea una fiaba contenente le altre fiabe. Il tutto generato da una vecchia che cade e impreca in napoletano (non ridete a questa immagine, nel libro ha creato dei gran casini).

Il sesto racconto del primo giorno è La gatta Cenerentola, un storia in cui la bionda crocerossina disney non sarebbe sopravvissuta alle prime cinque righe. Zezolla è la figlia di un principe, vedovo e sposato con una matrigna che si limita a bullizzare la giovane con smorfie e occhiatacce. La maestra della ragazza la convince a ucciderla, fracassandole il coperchio della cassapanca sulla testa. Ecco quindi che Zezolla, plagiata, commette l’omicidio e la passa pur liscia. Convince poi il padre a sposare la maestra, che la tratta bene per qualche giorno e poi si trasforma in una matrigna ancora peggiore. Porta inoltre a casa le sue sei figlie, finora tenute nascoste nei quartieri spagnoli probabilmente. Il padre, pieno rappresentante della categoria vedovi giuggioloni, vedendosi assaltata la casa da un esercito di femmine isteriche, decide di odiare pure Zezolla per averlo messo in quella situazione. La protagonista viene quindi relegata a sguattera e diventa la più celebre (gatta) Cenerentola, imprigionata in casa come schiava dalla matrigna e dalla di lei numerosa prole. Il resto più o meno la sapete, a salvare le sorti della fanciulla sarà una fata sarda. Zezolla parte come antieroina, non solo si rivela ingenua e raggirata ma pure assassina, si trasforma poi nella seconda parte nell’eroina che tutti noi consociamo. Perde pure la scarpetta, cosa che alla matrigna dei nostri fiabarchetipi piace un sacco, perché dà quel tocco in più di feticismo alla storia.

Questa versione, molto più accattivante e chiassosa di quella americana, si pregia del colore e della favella del popolo di Napoli.

​

Alla nuova festa, quando già le sorelle erano uscite, Zezolla tornò dal dattero e ripetendo la canzone fatata, fu vestita superbamente e collocata in una carrozza d’oro con tanti servitori attorno, che pareva una prostituta arrestata durante il passeggio e circondata dagli sbirri.

Potete leggere l’intera storia qui:

​

http://www.letteraturaitalia.it/3-antologia-di-testi-seicento-e-settecento/la-gatta-cenerentola-di-giambattista-basile/

​

Ci sono delle produzioni moderne di altissimo pregio che si ispirano a questa fiaba. A parte film in cui il ruolo della fata madrina viene rivestito da Leonardo da Vinci, nel 1976 la fiaba viene trasformata in musical da Roberto De Simone. Le canzoni corali le potete capire solo se parlate napoletano, e dello specifico rione di Zezolla, anzi, forse solo di quella specifica strada se non numero civico.

​

Nel 2017 esce un bellissimo film di animazione italiano, diretto da Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri and Dario Sansone…lasciatemelo dire, Cenerentola della Disney gli spiccia casa. Vivamente consigliato.

​

​

Direi che come matrigne che imprigionano fin qui ne abbiamo abbastanza. Vorrei consigliare un ulteriore testo per capire che cos'è DAVVERO un antieroe del XX secolo: Aspettando Godot di Samuel Beckett. I personaggi magari sono anche all’aria aperta, non hanno catene, beh, non Vladimiro ed Estragone almeno, e, in tutta teoria, sono liberi. Gli eroi avrebbero approfittato di questa loro libertà, avrebbero fatto cose, visto gente, parlato di alti problemi metafisici e forse salvato il mondo. Di sicuro avrebbero incontrato Godot. I nostri simpatici antieroi invece cazzeggiano, girano su loro stessi, in una condizione evidente di prigione senza prigioni. Cos’è che li tiene fermi? L’attesa, la volontà, il dovere? Il castello di Atlante imprigionava gli eroi nei loro desideri e nelle loro ossessioni. Ma gli antieroi non ne hanno, non cercano, non si ossessionano, non sognano, non se ne vanno per poi ricadere nel labirinto, semplicemente, aspettano. Qualsiasi Angelica arrivasse a indossare l’anello fatato per far cadere l’illusione…non cadrebbe nulla. Si siederebbe anche lei ad aspettare.

​

​

ESTRAGONE (inquieto) E noi?

VLADIMIRO Prego?

ESTRAGONE Dico, e noi?

VLADIMIRO Non capisco.

ESTRAGONE Qual è la nostra parte in tutto questo?

VLADIMIRO La nostra parte?

ESTRAGONE Non aver fretta.

VLADIMIRO La nostra parte? Quella del postulante.

ESTRAGONE A questo siamo ridotti?

VLADIMIRO Vostra eminenza intende far valere le sue prerogative?

ESTRAGONE Non abbiamo più diritti?

VLADIMIRO Mi faresti ridere se non fosse proibito.

ESTRAGONE Le abbiamo perdute?

VLADIMIRO Le abbiamo buttate via

ESTRAGONE Ti domando se siamo legati.

VLADIMIRO Legati?

ESTRAGONE Legati.

VLADIMIRO Legati come?

ESTRAGONE Mani e piedi.

VLADIMIRO Ma da chi? Da chi?

ESTRAGONE Al tuo grand’uomo.

VLADIMIRO A Godot? Legati a Godot? Che idea! Neanche parlarne. Per il momento.

ESTRAGONE Si chiama Godot?

VLADIMIRO Credo.

ESTRAGONE Ma vedi…che strano, più si va avanti più fa schifo.

VLADIMIRO Per me, è il contrario.

ESTRAGONE Cioè?

VLADIMIRO Io mi abituo allo schifo man mano che vado avanti.

bottom of page