top of page

La SCELTA di REH

Epilogo della fiaba “I TERRESTRI 'SALVATI' DA ROBOT ALIENI”

Reh, all'improvviso, si risvegliò non per il bacio del principe di una fiaba terrestre...ma per un sogno. Quanto avesse dormito, un'ora...un giorno o più era anche inutile saperlo perché ovunque volgesse lo sguardo tutto era desolazione, come sempre: un territorio ondulato di un arido color ocra, immobile, senza colori, odori o suoni si distendeva a perdita d'occhio sotto l'apparente sconclusionato vagare di droni che lo perlustravano senza sosta. In quel momento erano concentrati su un puntino animato all'orizzonte, che attirò l'attenzione di Reh: forse, pensò, uno degli androidi-aiutanti si era spinto fin là per raccogliere vermi, insetti o quel che capitava per il nutrimento degli umani. Vivevano segregati nei bunker presenti nel dipartimento da cui, in qualità di assistente, inviava dati al potente computer del pianeta di un sistema extra-solare: sull'invivibilità della terra, sul comportamento degli umani e del governatore che ne gestiva le attività quotidiane, con liberi poteri.

Informazioni preziose che servivano a realizzare il Piano di espansione dell'esopianeta Kozza, abitato da un popolo docile e bene organizzato da un Potere inconoscibile le cui mire si erano rafforzate da quando, nell'anno VentiVenti, un morbo misterioso aveva infestato la Terra e decimato la popolazione, che ora sopravviveva in rifugi un tempo approntati per le guerre chimiche, in un ottundimento che progressivamente li aveva ridotti a larve umane. Un destino che a Reh faceva paura tanto da considerare sempre più spesso l'idea di trasferirsi, in quell'anno 2077, con l'ultimo carico di ovuli fecondati destinati al lontanissimo Paese alieno. Per sfuggire a una vita disdegnata e respinta fin da quando le era stata proposta, da quel Potere esterno, la funzione di assistente interplanetaria, previa la trasformazione in mutante.

Nessuno sapeva cosa ci fosse oltre il confine del dipartimento, ma si potevano immaginare altra devastazione, l'abbandono e il Nulla. Reh potenziò la sua capacità visiva per conoscere l'identità dell'elemento che permaneva all'orizzonte: capì subito che non era un androide smarrito ma un umano la cui fama, per aver attraversato vasti territori e accumulato molti saperi, gli aveva anche procurato l'ammirazione e la benevolenza dei più e suscitato l'invidia di quelli che si sentivano intralciati nelle loro mire di potere. Conosciuto come Il Profeta, egli aveva inconsapevolmente creato un mito intorno a sé adottando una comunicazione diversa da quella povera e frammentaria alla quale gli umani si dovevano attenere: in orari inaspettati la Sua Voce, che sembrava venire dal cielo o da una lontananza ancora più occulta dei bunker, riempiva l'aria, propagandosi oltre l'orizzonte grazie ai ripetitori rimasti in uso.

Raccontava storie di posti dimenticati da Dio e da recuperare al mondo; in quei momenti il silenzio si faceva denso di emozioni perché il suo intervento intimoriva e insieme dava speranza, preoccupava ma nello stesso tempo consolava. Tutti sapevano che era un Saggio venuto da fuori, non appartenente ad alcun gruppo ma che ognuno sentiva vicino a sé, degno di fiducia e auspicabile futura guida del popolo.

Reh, da ricordi intermittenti, riconosceva in quella voce una familiarità di cui non afferrava la fonte, solo la grande nostalgia che improvvisamente l'assaliva le riportava sempre lo stesso flashback, proprio quello, lancinante, che l'aveva risvegliata dal sonno profondo: “...Qualsiasi cosa tu sia diventata e ovunque tu ti trovi nel mondo, ti mando il mio amore…..”, (Her, 2013 – Spike Jonze).

Allora cominciò a crescere in lei una decisione che infine diventò irrinunciabile: fece appello a un aspetto sconosciuto di sé che se esisteva prima della sua mutazione doveva essere molto flebile – il Coraggio – e lo implorò di sostituirsi all'indecisione che aveva segnato la sua vita, portandola a preferire tra tutte le scelte la via più semplice, vissuta senza mai crederci totalmente, accantonando passioni e desideri. Aveva così dimenticato cos'è il dolore e evitato le sconfitte grazie ai compromessi con un mondo fatto di apparenze per inseguire ambiziosi obiettivi o, a volte, solo quello di un facile riconoscimento.

Sentiva che era giunto il tempo di spazzare via tutto l'inautentico che l'aveva costretta in una abulia paludosa per far posto a una vita alla luce del sole. Quindi, decise, e una mattina si avviò verso quell'orizzonte dove non sapeva cosa avrebbe incontrato, né chi, disposta a cambiare radicalmente per realizzare nella sua Terra ormai agonizzante il desiderio più grande: raccogliere l'Umanità di cui si vedevano i germogli per riconsegnarla agli uomini che l'avevano smarrita.

 

 

Silvana Tabarroni

​

​

bottom of page