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EROE/EROINA

ORCO

EROE/EROINA: è la parte ambiziosa e progettuale, votata a intraprendere tragitti e a compiere imprese in cambio di riconoscimento; con forza e coraggio affronta prove rischiose, con costanza si merita e trova gli aiutanti ai quali mostra di essere degno del loro aiuto

 

ORCO: è la parte "bestiale", l'istinto primordiale che ha bisogno di affermarsi per difendersi e sopravvivere, perciò è dispotico e aggressivo, per imporsi e soddisfare i suoi bisogni a ogni costo, anche ricorrendo alla violenza, se necessario

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Non c’è fiaba senza eroi. Intendiamo per eroi i personaggi principali su cui si basa la storia, quelli che compiono imprese, vincono battaglie, o almeno le intraprendono. Purtroppo la Disney ci ha mal abituato a immaginare gli eroi/eroine come principi/principesse, che giungono al lieto fine con musiche orchestrali e baci di chiusura. SBAGLIATO. In realtà nelle fiabe i protagonisti non sempre vincono e non sempre sopravvivono. Pensiamo alla bella Ariel coi ciuffi rossi e le ciglia sexy, ecco, nella fiaba di Hand Christian Andersen muore miseramente. Cappuccetto Rosso in alcune versioni viene mangiata dal lupo. PUNTO. Nessun cacciatore. Poi la Marvel ha aggiunto i SUPER eroi, alzando smisuratamente le nostre aspettative (tra l’altro, mentre cercavo l’immagine qui sotto, ne son saltate fuori un sacco di Superman che bacia Wonder Woman...ma non stava con la giornalista? Oddio forse negli anni ’40, quando combatteva Hitler). Nella narrativa popolare gli eroi possone essere poveri o ricchi, buoni o bastardi, l’importante è che compiano un percorso di formazione, o anche solo delle imprese, intrecciandosi con gli altri fiabarchetipi. L’imprigionamento e la relativa fuga è una delle loro specialità. Differentemente da principi e principesse, gli eroi appartengono ad ogni strato sociale e molto spesso al proletariato, come possiamo vedere ad esempio in Pollicino, arrivato alla ribalta delle scene anche se caso teratologico e morto di fame. Ingegno, coraggio e banale fortuna lo conducono a compiere grandi opere.

Pollicino ci introduce alla nostra seconda figura: l’orco. L’abbiamo lasciato nella sua versione maschile perché

  1. Di solito le orche sono brave persone, chissà perché poi decidono di sposare dei consorti puzzolenti, violenti e grufolanti. Non si capisce neanche quale sia il loro metabolismo perché gli orchi sono ghiotti di carne umana e le orche la schifano.

  2. Per non confondere le idee.

Una volta l’orco era l’incubo incontrastato di tutti i bambini, posizionato dai genitori negli angoli più impensabili del mondo e della casa: per secoli frasi come “Fai il bravo o l'orco ti mangia" "Non uscire da sola che c’è l’orco” hanno contribuito alla nostra psicopatica educazione. Che cosa ci facesse un orco in giardino o perché non chiamassimo i carabinieri, non l’ho mai capito. Adesso Shrek ha cambiato un po’ le cose.

L’orco è di solito il cattivo per eccellenza, sbrana infanti, adulti, ama il gusto della carne umana. Carceriere per eccellenza, di solito rapisce eroi per papparseli con calma, creando delle dispense improvvisate in grotte o cantine. Essendo cattivissimo, i protagonisti possono fargli le cose più terribili, nessuno si scandalizza, anzi, vi e’ una sorta di catarsi nel veder segregato e brutalizzato un orco. Prendete Pollicino: siccome eroe, sacrifica sette piccole e innocenti orchette, non onora l’ospitalità della moglie orca e ruba senza ritegno. La verità è che l’orco ci fa paura sia come minaccia esterna, sia perché c’è un piccolo orchetto in ciascuno di noi. È la parte che teniamo a freno, quella che si scatena quando riceviamo una lettera da parte dell’agenzia delle entrate. Sta al nostro buon senso capire quando tenerlo imprigionato e quando, MODERATAMENTE, lasciarlo trapelare.

CONSIGLI DI LETTURA

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Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,
le cortesie, l’audaci imprese io canto,
che furo al tempo che passaro i Mori
d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
seguendo l’ire e i giovenil furori
d’Agramante lor re, che si diè vanto
di vendicar la morte di Troiano
sopra re Carlo imperator romano

 

Se si parla di eroi/eroine imprigionati, l’Orlando furioso di Lodovico Ariosto può darvi delle notevoli ispirazioni. In realtà, vi può dare un'ispirazione globale, perché nei suoi 38736 versi si trova veramente di tutto, anche i viaggi interstellari. In generale, il poema ha una trama così intrecciata che è complicato spiegarla nel detaglio. Per semplificare: il re di Francia Carlo Magno è in guerra con i mori, nel frattempo i suoi paladini pensano ai cazzi loro e si sperdono per tutta Europa, Africa, Asia, Luna. Ogni tanto tornano a fare la guerra, ma principalmente sono adolescenti che inseguono ormoni e amori. Ariosto è avanti con i tempi: le donne non stanno nei castelli a farsi le trecce, ma sono fiere cavalieresse. Eroi ed eroine ne troverete e bizzeffe: essendo un poema pluri-narrativo, Orlando dà solo il nome alla storia, ma il suo è uno dei tanti episodi che si diramano.

Riguardo alla prigionia, l’esperto in questo caso è il mago Atlante. Ossessionato dal voler difendere il proprio figlio adottivo Ruggiero, paladino dei mori ma anche lui a zonzo a bivaccare, lo sperde su un'isola, ma di maghi e isole abbiamo già trattato, poi lo rinchiude in un castello d’acciaio, dove attira fanciulle per fargli passare il tempo, da buon padre premuroso. Viene liberato da Bradamante, paladina cristiana a cui è stato predetto il matrimonio con Ruggiero, però pochi canti dopo, nel XII, finisce nel nuovo castello di Atlante, che non si stanca mai di imprigionare il suo figliolo. Nel magico castello convergono la maggior parte degli eroi/eroine della storia. Fieri cavalieri (anche se si dimenticano costantemente della guerra) vengono attratti qui con l’inganno. Il mago Atlante, infatti, vuole rinchiudere pure tutti i guerrieri che potrebbero danneggiare il suo figlio adottivo e usa la classica trappola di topo e formaggio. Nel castello gli eroi arrivano per inseguire i loro desideri e rimangono bloccati al suo interno, in un gioco di apparizioni e sparizioni. La simbologia è abbastanza evidente, ci racconta della vanità della ricerca, della prigione che creiamo noi stessi con i mattoni delle nostre ossessioni. Sarà un’eroina, di nuovo, a liberare i cavalieri, segno forse che noi donne siamo meno giuggiolone.

Orlando furioso è stato anche oggetto di un’impresa epica: Luca Ronconi lo ha portato a teatro, una messa in scena della durata di tipo sei ore (se avete pazienza). Ma c’è anche questa versione molto più soft, in cui la spiegazione di Italo Calvino viene letta e alternata alla lettura dei canti:

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https://www.youtube.com/watch?v=iMYFkzIzdE4

Non mancano neanche gli orchi nell’Orlando Furioso. Nel canto XVII troviamo una digressione, una sorta di racconto nel racconto, in cui si spiega l’origine di una giostra. Re Norandino sposa la figlia del re di Cipro, Lucina, ma mentre tornano in patria la nave naufraga. Da buon maschietto alfa Norandino va a caccia, nel frattempo sulla spiaggia arriva un orco e imprigiona tutti.

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Non gli può comparir quanto sia lungo,
sí smisuratamente è tutto grosso.
In luogo d’occhi, di color di fungo
sotto la fronte ha duo coccole d’osso.
Verso noi vien (come vi dico) lungo
il lito, e par ch’un monticel sia mosso.
Mostra le zanne fuor, come fa il porco;
ha lungo il naso, il sen bavoso e sporco.

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L’orco è cieco ma ha un gran naso, sappiamo infatti che questa specie si basa più sull'olfatto, se ricordiamo il famoso Ucci Ucci naso fino…però non credo che glielo faccia dire Ariosto. Pochissimi scappano e gli altri sono rinchiusi in una grotta dove il rapitore tiene le pecore, che porta al pascolo. Tre vengono mangiati subito stile snack. Il prode cacciatore torna tutto contento e scopre di essere stato uno scemo a lasciare solo l’equipaggio. I superstiti gli raccontano l’accaduto, Norandino si getta alla ricerca di Lucina e torva la moglie dell’orco, che gli spiega come il marito mangi solo maschi, le donne le rinchiude. La storia vi ricorda qualcosa immagino…personaggi giganti che ci vedono poco, greggi di pecore, equipaggi rapiti e un re scaltro. In questo caso non molto, perché alla fine l’orco scopre il tentativo di fuga di Lucina e la incatena su una roccia. C’e’ una storia simile qualche canto prima: Angelica, la bella in fuga, viene rapita e incatenata su una roccia…come sacrificio a un’orca. Ve l’ho detto che è facile fare confusione.

Per concludere con gli orchi, una loro versione contemporanea, a livello simbolico, si trova ne Il paradiso degli orchi di Daniel Pennac. Personalmente, non mi piace molto questo autore, ma ha una scrittura veloce e, se volete avere qualche inspirazione, non ci troverete mostri verdi...ma mostri si.

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