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ANDRÀ TUTTO BENE

Imprigionato tra le sue quattro mura, l'ingenuo Lucio, osservava la vita dal terrazzo di casa anch'esso chiuso tramite pannelli di plexiglass. 

«Ce la facciamo di sicuro!» si ripeteva mentre osservava scene che dicevano tutt'altro:

Vicini di casa che distruggevano auto di altri vicini, incontri clandestini vicino ai bidoni della spazzatura, vecchi che osservavano, l'uno accanto all'altro e senza guanti e mascherine, cantieri ormai abbandonati per il fallimento della ditta. Podisti che facevano uscite di gruppo come se nulla fosse senza nemmeno mantenere le distanze di sicurezza per paura di perdere il loro primato. 

«Sì, ce la facciamo perché sta tutto andando e andrà tutto bene. Finita questa storia anche i disoccupati troveranno lavoro e sarà una festa continua, ci abbracceremo e ci faremo una risata, mangeremo tutto quello che ci pare, si troverà la farina ovunque ed io finalmente avrò pure una fidanzata!».

Nel frattempo la signora Graziella, nonostante i suoi 90anni aveva smesso di nutrire i piccioni e si stava accoppiando dietro ad un bidone della raccolta del vetro con uno dei 70enni che guardava il cantiere. Rigorosamente senza mascherina o guanti, figuriamoci il preservativo. 

In quel momento Rachele tornava dal supermercato dopo una frugale spesa che si divideva  tra assembramenti di persone senza una regola che spiluccavano guardinghi da un panetto di lievito infilandoselo nelle tasche, e ipocondriaci che non solo sterilizzavano le loro mani prima di entrare ma anche il carrello utilizzato e i rifornimenti prelevati dagli scaffali.

Gianni Loggi invece stava picchiandosi col proprietario del motorino che aveva appena distrutto in un raptus di invidia. Gianni Loggi e il proprietario, tale Gian Giandomenico Guastalpigi, avevano sia i guanti che le mascherine ormai inutili poiché intrise di sangue. Agli angoli delle strade erano arrivati pure gli spacciatori bardati come da decreto legge ed a un metro l'uno dall'altro e per concludere la scena, i runner non solo non avevano smesso di fare come volevano costringendo così le autorità a chiudere i parchi per il resto di tutta la cittadinanza(che si fa prima)ma anzi, avevano istituito un triathlon clandestino nei sobborghi del quartiere con tanto di nuotata nelle fogne.

Lucio sorrideva«guarda come si vogliono bene, è palese l'amore e il rispetto che nutrono l'un l'altro. Per tanto fanno tutte queste cose assieme!». L'ingenuo Lucio veniva chiamato così dal quartiere poiché dire direttamente che era un coglione totale sarebbe stato scortese. Probabilmente se e chi fosse sopravvissuto alla quarantena avrebbe iniziato a chiamarlo il coglione totale Lucio perché, cavolo, a un certo punto le offese te le meriti pure! 

 

L'ingenuo Lucio stava seduto sulla tazza a leggersi Cronaca Vera quando scricchiolò il soffitto. Non fece in tempo a dirsi «andrà tutto bene, è solo un classico rumore della casa» che gli precipitò addosso l'intero soffitto con tanto di padrone di casa a lui sovrastante. Il padrone, Drago Matteo, detto tale perché emetteva flautolenze allo zolfo in continuazione e rutti roboanti ogni volta che apriva bocca e perché aveva l'occhio vitreo tipico dei draghi oltre che una stazza tale che era grosso e grasso ma dalle braccia e gambe sottili per tanto che mangiava di continuo mentre era seduto sul divano, si scrollò di dosso i calcinacci e grattandosi il culo disse con un forte accento lombardo«eh, non è mica colpa mia! È l'ingenuo Lucio che non doveva vivere sotto di me ma soprattutto non doveva cagare proprio adesso». E con questo si avviò presso l'uscita dell'abitazione per tornare a rinchiudersi nella sua prigione/appartamento ma non per il bene comune, per bene di sé. Fu in quel momento che le notò, due belle fette di pane e Nutella accuratamente preparate poco prima da Lucio. Drago Matteo non seppe resistere e, prima di uscire, se le prese. 

Sara Fontana

 

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